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Rapporto stime sulla capacità fiscale dei Comuni appartenenti a Regioni a statuto ordinario

lentepubblica.it • 6 Novembre 2014

L’applicazione, a partire dal 2015, dell’art. 14 del DL 16/2014 ha reso necessaria una riflessione sia teorica, sul concetto di capacità fiscale, sia tecnico-statistica, sui metodi di misurazione.

In letteratura, la capacità fiscale è definita come valore attuale massimo del gettito da entrate proprie prodotto da un ente locale nel lungo periodo. La capacità fiscale è spesso confusa con lo “sforzo fiscale”, indicatore derivato che misura fino a che punto un governo utilizza la sua autonomia tributaria (Barro, 1986).

L’utilizzo del gettito effettivo, come misura della capacità fiscale nella costruzione di un sistema perequativo, avrebbe un effetto distorsivo: gli enti che esercitano uno sforzo fiscale maggiore riceverebbero una quota minore del fondo di perequazione.

In alternativa agli indicatori basati sul gettito effettivo, esistono altri metodi statistici per stimare la capacità fiscale: la capacità dell’ente locale di ottenere gettito data la base imponibile e l’aliquota legale.

Nelle best practices internazionali la capacità fiscale è misurata con il metodo statistico Representative Tax System (RTS), calcolando l’ammontare delle entrate tributarie che un ente locale potrebbe potenzialmente ottenere, date le basi imponibili e l’aliquota fiscale legale.

L’estrema accuratezza della metodologia di calcolo che consente, per ogni tributo assegnato al governo locale, di separare la parte di gettito attribuibile alla componente strutturale da quella imputabile allo sforzo fiscale dell’ente è il vantaggio principale del metodo RTS. La necessità di disporre di informazioni puntuali e analitiche sia sulle basi imponibili che sulle aliquote è invece lo svantaggio principale.

Le componenti della capacità fiscale individuate afferiscono a due principali tipologie di entrata:

a) Imposte e tasse: i) IMU (Imposta Municipale Propria)/TASI (Tassa per i Servizi Indivisibili) e Addizionale Comunale Irpef (ACI); ii) Imposte e tasse minori (ad es. l’imposta di soggiorno, l’imposta di sbarco, l’imposta sulla pubblicità, la tassa sull’occupazione spazi e aree pubbliche);

b) Tariffe sui servizi comunali e prelievo sul servizio rifiuti (Tari). La capacità fiscale per il settore “raccolta e smaltimento rifiuti” è stata calcolata in misura pari al fabbisogno standard ripartendo la spesa storica complessiva del 2010 in base ai coefficienti di riparto dei fabbisogni standard. A rigore, le tariffe per “raccolta e smaltimento rifiuti” non andrebbero incluse nella capacità fiscale, poiché sono a totale copertura del costo. Il calcolo è stato necessario esclusivamente perché il settore “raccolta e smaltimento rifiuti” è stato incluso – come da previsioni di legge – nel calcolo dei fabbisogni standard e una sua esclusione dalla capacità fiscale avrebbe condotto a una sovrastima delle risorse perequabili.

Dopo aver individuato le componenti della capacità fiscale, il secondo passo consiste nel trovare la migliore tecnica di stima, date le informazioni disponibili, tenendo presente che ciascuna tipologia di entrata ha le sue specificità.

All’IMU/TASI e all’ACI si è scelto di applicare la metodologia di standardizzazione nota come RTS. Nel primo caso, le basi imponibili sono facilmente individuabili e/o misurabili ed esiste un’aliquota standard fissata per legge. Nel secondo caso, pur disponendo di dati attendibili sulle basi imponibili (desunti dalle dichiarazioni dei redditi delle persone fisiche), è fissata solo l’aliquota legale massima (0,8%) e i Comuni possono muoversi all’interno di un intervallo (0-0,8%). Di conseguenza, per quantificare il gettito standard dell’ACI, è stato scelto di calcolare il prodotto tra il valore centrale delle aliquote applicabili dai Comuni (0,4%) e la base imponibile.

 

Consulta l’allegato: Relazione capacita fiscale Comuni

 

FONTE: DEF – Dipartimento delle Finanze

 

 

comuni commissariati

 

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